
Accogliamo con piacere la notizia del blocco dei licenziamenti alla Lafert di Fusignano, l’accordo fatto con i sindacati presso la Regione prevede la reindustrializzazione del sito. I lavoratori e lavoratrici avranno un contratto di solidarietà durante l’anno di transizione.
Abbiamo fin da subito spinto istituzioni, associazioni e politica locale e nel veneto a unirsi con i sindacati e i lavoratori contro l’arroganza della dirigenza di Lafert, le modalità di comunicazione dei licenziamenti restano indegne per un Paese civile e proprio per questo invitiamo tutte e tutti a non abbassare la guardia.
Lo Stato farà la sua parte con gli ammortizzatori sociali, i quali sono pagati dalle buste paga dei lavoratori, e insieme ai sindacati si troverà un’alternativa, ma bisogna sempre ricordare che i dati ci dicono che la fabbrica ha una buona produzione, le commesse in aumento, il prodotto (i motori elettrici) non è obsoleto come la Lafert voleva far intendere anzi la dirigenza italiana era disposta ad una riconversione, ma a spese dello Stato e non in un settore concorrenziale.
Queste richieste sono state sospette fin dall’inizio e ci fa pensare ad un percorso a tappe della dirigenza: chiudere Fusignano, spostare la produzione a San Donà di Piave per poi chiudere anche lì e spostare tutto all’estero negli impianti già in possesso del gruppo Lafert.
Proprio per questi motivi dobbiamo mantenere alta l’attenzione, stare vicino alle lavoratrici e ai lavoratori, e nel caso serva tenere la fabbrica nel settore e con la produzione attuale con o senza Lafert. La fabbrica sia gestita dagli operai, un modello che ha già funzionato in tanti settori e può funzionare anche in questo.