
Come era prevedibile, quelli usi a ragionare per slogan abilmente preparati dagli spin doctor e sedimentati dalla ripetizione ossessiva, ora ripetono che bisognerebbe scendere in piazza per l'Europa che ci ha garantito decenni di pace.
Ma di cosa stanno parlando? Della pace che abbiamo regalato all'Afghanistan contro i talebani che ora sono al potere dopo una sedicente "war on terror" ventennale che ha moltiplicato i gruppi jihadisti?
Della pace regalata con la partecipazione militare nell'ex Jugoslavia? Della pace che abbiamo garantito in Libia per fare fuori Gheddafi dopo averci fatto affari per decenni?
Quale pace ha garantito l'Europa, ma soprattutto a chi? Perché c'è un velo inespresso di razzismo in questo ragionamento, per il quale l'unica vita che conta è la nostra.
La pace non è un concetto ingenuo e freakettone, non è arcobaleni e unicorni: è un altro schema di ragionamento, che interviene anche in via preventiva, non solo quando la guerra è scoppiata.
La pace è la redistribuzione della prosperità e della protezione sociale ed è una seria minaccia agli utili dell'industria bellica e degli imperialismi.