
Una vicenda tutt’altro che di “ordinaria amministrazione”, anzi che ha qualcosa di preoccupante.
La doppia visita della Polizia al forno di Ascoli Piceno, con la proprietaria “rea” di aver affisso una scritta per il 25 aprile, è un atto talmente insolito e irrituale da far presupporre il vero scopo, ossia quello intimidatorio da parte di qualcuno, attualmente ancora ignoto. Vero, nessuna formale indagine (e ci mancherebbe altro, va detto), ma la visita della Polizia non può far altro che dissuadere ogni privato cittadino dall’esporre, magari per la prossima Festa della Liberazione, un manifesto o cartello analogo a quello in questione.
Va doverosamente aggiunto che, poiché non viviamo in uno stato di polizia, le Forze dell’Ordine procedono all’identificazione di privati cittadini quando vi sono ragioni di pericolosità o ipotesi di reato, cosa che è assolutamente da escludersi nella vicenda di Ascoli Piceno.
Resta quindi da scoprire chi ha voluto intimidire la proprietaria del forno. Ogni cittadino che ha a cuore la democrazia deve pretendere di saperlo.
Infine, rispondendo a chi chiede come mai non si è invece proceduto all’identificazione di chi ha partecipato alla celebrazione del 29 aprile eseguendo il saluto romano, la risposta è evidente: perché è più facile identificare una fornaia che un gruppo para-militare che inneggia al fascismo.